Allarme, esasperazione. I florovivaisti sono sul piede di guerra perché vengono disdetti e rifiutati alle frontiere piante e fiori destinati all’esportazione o messi in quarantena con interpretazioni restrittive di alcune dogane, in particolare provenienti da Liguria e Toscana i due grandi distretti produttivi del nostro Paese, l’uno per piante aromatiche, in vaso, fiori recisi e fronde, l’altro per vivai – con la motivazione che nel nostro Paese c’è l’epidemia di Coronavirus. Lo sottolinea il presidente della Federazione nazionale del Florovivaismo di Confagricoltura Francesco Mati.
“Il blocco dell’export di prodotti florovivaisti (tra l’altro deperibili) è assurdo, pretestuoso, per motivazioni assolutamente false perché il Coronavirus non si trasmette attraverso le piante, neppure quelle aromatiche. Come ha ribadito la scienza tutte le piante italiane sono sicure, tutti i nostri alimenti si possono consumare con totale tranquillità. Ma allora perché questa voglia di punire e isolare? – si è chiesto Mati – Ci vogliono interventi chiari e rigorosi, innanzi tutto a livello europeo ma anche mondiale, per fermare lo sciacallaggio in atto. Tutto il Made in Italy, compreso quello florovivaistico, è sotto attacco”.
“Il comparto florovivaistico – ha aggiunto il vicepresidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura e presidente di Confagricoltura Liguria Luca De Michelis – era in buona salute con trend di esportazione in crescita. Evidentemente il successo del Made in Italy di qualità, anche in questo settore, dà fastidio e c’è chi gioca scorrettamente. – I nostri produttori sono ingiustamente minacciati nei loro interessi economici, rischiano il tracollo delle loro imprese e minacciano proteste alle frontiere con la Francia. La situazione rischia di essere incandescente”.
“Ho apprezzato le prese di posizioni ferme del ministro Bellanova che ci auguriamo diventino di tutto il governo italiano. Ma ora – ha concluso il presidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura Mati – bisogna intervenire con la dovuta fermezza a livello europeo e diplomatico contrastando chi infanga la reputazione del Made in Italy”.
Commenta