E’ stato firmato ad Hanoi l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Vietnam. L’intesa, a parere di Confagricoltura, non è del tutto soddisfacente, in particolare per il comparto risicolo: “Ci preoccupa principalmente l’ingresso in Europa di 80mila tonnellate di riso senza dazio previsto dall’accordo – spiega il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. I nostri risicoltori hanno già subito le pesanti conseguenze determinate dalle concessioni fatte a Myanmar e Cambogia, per le quali si è ricorsi alla clausola di salvaguardia per tre anni. In questi giorni abbiamo segnalato, inoltre, l’invasione sul mercato europeo di importazioni agevolate di riso dichiarato Japonica dal Myanmar, che minaccia la nostra produzione”.
“Dobbiamo però riconoscere che per altri settori – aggiunge Giansanti – si aprono interessanti opportunità su un mercato in forte accelerazione”. E’ il caso del vino: per le nostre esportazioni, che sono in crescita, si prevede la soppressione dei dazi (attualmente al 50%) nell’arco di sette anni dall’entrata in vigore dell’accordo bilaterale”. Resta da verificare – ricorda Confagricoltura – la situazione relativa all’imposta speciale vietnamita che potrebbe vanificare la liberalizzazione daziaria.
Per i prodotti del settore lattiero-caseario, inoltre, l’eliminazione dei dazi sarà completata in cinque anni.
Sicuramente interessante, anche in qualità di precedente per accordi con altri Paesi terzi, l’eliminazione dell’obbligo delle visite ispettive agli stabilimenti europei nei casi di introduzione di nuovi prodotti agricoli nel proprio territorio e l’impegno a circoscrivere la chiusura delle importazioni, da parte vietnamita alle aree interessate dall’insorgere di problematiche sanitarie e fitosanitarie.
L’accordo con il Vietnam assicura anche la protezione di 169 indicazioni geografiche europee. “Si poteva fare di più – sottolinea Giansanti – ma è prevista la possibilità di ampliare la lista una volta entrata in vigore l’intesa”.
Confagricoltura ricorda che l’intesa UE-Vietnam prevede il rispetto delle norme fondamentali stabilite dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e degli accordi internazionali in materia ambientale, a partire dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
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