“Il negoziato sull’accordo di recesso del Regno Unito dall’UE è giunto ai passaggi finali. Il tema sarà all’ordine del giorno del Consiglio Europeo che si terrà a Bruxelles il 17 ottobre. Ci attendiamo dal vertice una soluzione soddisfacente sul capitolo delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli”, ha dichiarato il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla vigilia della riunione dei capi di Stato e di governo.
“Anche dopo la “Brexit” – ha proseguito Giansanti – devono essere garantiti sul mercato britannico il riconoscimento e la piena tutela delle denominazioni relative all’origine sulla base della normativa europea ”.
Confagricoltura ricorda che le vendite del “Made in Italy” agroalimentare sul mercato del Regno Unito, secondo le stime elaborate da Nomisma, ammontano a circa 3,5 miliardi di euro, di cui il 30 per cento è assicurato dai prodotti a denominazione d’origine e indicazione geografica.
Per il Prosecco, in particolare, gli acquisti dei consumatori britannici incidono per il 40 per cento sul totale delle esportazioni. Per i prodotti a base di pomodori e i formaggi grana a denominazione d’origine protetta (Parmigiano Reggiano e Grana Padano), l’incidenza è, rispettivamente, del 20 e 10 per cento. Di rilievo anche le vendite di riso.
Secondo il presidente della Confagricoltura, “va fatto ogni sforzo per evitare una “hard Brexit” che avrebbe un pesantissimo impatto sia per gli Stati membri dell’Unione, sia per il Regno Unito”.
Senza un accordo, dal 29 marzo del prossimo anno, il Regno Unito diventerebbe a tutti gli effetti un Paese terzo e, pertanto, sugli scambi commerciali si applicherebbero le tariffe doganali stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio che, per i prodotti agroalimentari, superano in taluni casi il 30 per cento. Il bilancio dell’UE non sarebbe in grado di coprire tutti i pagamenti previsti dalla politica agricola comune.
“Un accordo sulle condizioni per il recesso del Regno Unito, con un adeguato periodo di transizione – ha concluso Giansanti – agevolerebbe la trattativa sul futuro delle relazioni bilaterali che, da parte nostra, auspichiamo possano essere le più strette possibili”.
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