“Le guerre commerciali sono il pericolo maggiore per l’agroalimentare italiano, perché crollano gli scambi e si riduce la crescita economica”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato la decisione degli Stati Uniti, in vigore da oggi, di aumentare dal 10 al 25% i dazi aggiuntivi sulle importazione dalla Cina per un valore di 200 miliardi di dollari.
“Ancora non si conoscono le contromisure cinesi – ha aggiunto Giansanti – con le quali dovremo fare i conti anche a livello europeo perché, inevitabilmente, riguarderanno anche l’export di prodotti agroalimentari americani”. A questo riguardo, Confagricoltura ricorda che i dazi già applicati dalla Cina, secondo i dati dell’Ufficio del Rappresentante Usa per i negoziati commerciali (USTR), hanno determinato una riduzione delle esportazioni di circa 10 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno, rispetto ai livelli del 2017.
“Resta comunque aperto uno spiraglio per un’intesa dell’ultima ora”, ha poi evidenziato il presidente di Confagricoltura -. I colloqui tra le due delegazioni continuano. Non solo, l’aumento dei dazi americani non si applica ai prodotti già partiti dalla Cina; pertanto, la manovra sarà efficace solo tra qualche giorno, lasciando così il tempo per verificare le possibilità di un accordo che eviterebbe l’inasprimento delle tensioni commerciali”.
“Un’intesa tra USA e Cina – ha sottolineato Giansanti – sarebbe un segnale positivo anche in vista del prossimo avvio delle trattative tra Unione europea e Stati Uniti”.
L’amministrazione USA, con il pieno sostegno del Congresso e delle organizzazioni professionali, ha chiesto di trattare anche le questioni agricole; mentre il mandato affidato dal Consiglio alla Commissione UE esclude espressamente qualsiasi discussione sul capitolo agricolo.
“Si profila una pericolosa situazione conflittuale – ha puntualizzato Giansanti – ricordando anche che entro il 18 maggio il presidente Trump deve decidere sull’aumento dei dazi a carico delle auto importate dall’Unione europea”.
“Il mercato statunitense è fondamentale per le esportazioni agroalimentari italiane che ammontano a oltre 4 miliardi di euro l’anno, con vini, olio d’oliva e formaggi in prima fila”.
“Fatto salvo l’assoluto rispetto delle regole europee in materia di sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente – ha concluso Massimiliano Giansanti – non deve essere esclusa l’ipotesi di un accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti, anche per affrontare la questione delle indicazioni geografiche e di qualità. Solo la trattativa bilaterale può consentire, sul piano legale, di arginare il fenomeno “Italian sounding” sul mercato statunitense”.
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