Si riapre, a Bruxelles, il dossier relativo sulle nuove biotecnologie in agricoltura. Con una decisione approvata nei giorni scorsi – evidenzia Confagricoltura – il Consiglio dell’Unione europea ha formalmente invitato la Commissione a presentare una relazione, corredata da eventuali proposte legislative, sulle conseguenze della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione pubblicata nel luglio dello scorso anno. In particolare, il Consiglio ha chiesto di approfondire la possibile disparità di trattamento dei prodotti europei rispetto a quelli importati.
“E’ una decisione di grande rilievo – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – che consente di riaprire la discussione su una questione che ha un impatto diretto sulle condizioni di sostenibilità ambientale ed economica delle imprese agricole”.
Secondo la Corte di Giustizia della Ue, gli organismi ottenuti con le nuove tecniche di mutagenesi rientrano nella sfera di applicazione della direttiva 18/2001 riguardante gli Ogm (organismi geneticamente modificati). Inoltre, la Corte non considera come prodotti Ogm quelli ottenuti da mutagenesi mediante tecniche utilizzate convenzionalmente e con una lunga tradizione di sicurezza. Viene, però, affidata agli Stati membri la facoltà di includerli ugualmente tra gli Ogm.
“In questo modo – evidenzia Giansanti – la Corte di Giustizia ha aperto la strada verso possibili disparità a livello di Stati membri”.
“L’agricoltura ha bisogno di innovazioni per far fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici – commenta il presidente di Confagricoltura – Le nuove tecniche di mutagenesi consentono di produrre con una minore pressione sulle risorse naturali, riducendo anche gli sprechi alimentari. Inoltre, è possibile aumentare la tutela per le nostre produzioni tipiche minacciate da malattie in continua evoluzione e difficile controllo”.
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