I Giovani di Confagricoltura (Anga) e l’Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori (Anpa) hanno organizzato questa mattina un incontro sul tema del passaggio generazionale nel settore primario. Un argomento di forte attualità perché, malgrado negli ultimi anni si siano moltiplicate le misure per favorire il ricambio in agricoltura, dai mutui a tassi zero alle agevolazioni per l’acquisto e la vendita dei terreni, gli under 35 alla guida delle imprese agricole, pur aumentati, sono ancora troppo pochi se paragonati a quelli degli altri Paesi europei. In più il passaggio generazionale è un momento molto delicato della vita aziendale, in particolare per le piccole e medie imprese del nostro territorio – di cui 9 su 10 sono a conduzione familiare – che va affrontato con tutte le conoscenze.
“È un convegno da accogliere con molta positività perché permette di fare dei giusti confronti e attivare dei percorsi. Ed a proposito di ciò il ricambio generazionale è uno degli obiettivi comunitari, di cui si parla anche nella Pac, perciò diventa fondamentale comprendere che la figura dell’agricoltore è cambiata rispetto al passato ed ora è anche un imprenditore. Altrettanto importante è però capire che per avere un confronto proficuo occorre prima risolvere un problema culturale e generazionale”. Queste le parole del presidente della comagri camera, Filippo Gallinella.
“Agricoltura significa territorio e sostenibilità e le risorse devono andare allo sviluppo. Tante regioni hanno fatto e continuano a fare campagna elettorale tramite i Psr, basti pensare che per alcuni agricoltori il reddito deriva per il 63% dalla pac mentre per altri si assesta solo all’11%, serve allora una riforma del mercato agricolo anche se si tratta di un percorso lungo e complesso. L’affiancamento è necessario ma ancor più importante è cambiare sistema e fare un salto culturale”, ha proseguito Gallinella”.
“Occorre comprendere che i tempi son cambiati rispetto al passato ed oggi all’agricoltore non si chiede più solo di produrre, ma di produrre bene e in maniera sostenibile. È evidente allora come sia cambiata la mentalità rispetto a 30/40 anni fa e che si tratti di un problema culturale. Il compito ora è di capire cosa può offrire l’agricoltura ai giovani, e si tratta principalmente di un interesse imprenditoriale e professionale. L’agricoltura oggi offre un luogo di professione e di formazione, oltre ad essere un luogo imprenditoriale, non c’è più però la sola funzione produttivistica”.
“Oggi i giovani – ha proseguito Borriello – hanno dimensioni d’azienda maggiori, piani di investimenti e una struttura economica più solida e la dimensione economica standard delle loro aziende è di 85.000 euro. Serve allora puntare sugli investimenti ed Ismea si muove in tale direzione offendo opportunità per piani d’investimento, ma è necessaria una efficenza pubblica che supporti i giovani in agricoltura”.
(Fonte: Agricolae)
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