L’allegato al DM del 25 marzo scorso, relativo all’emergenza Covid-19 ha escluso la meccanica agricola dall’elenco delle produzioni essenziali. Invece in tutti gli altri Paesi i provvedimenti per l’emergenza hanno autorizzato la produzione di macchinari agricoli proprio in quanto parte integrante della filiera agroalimentare. Con questa decisione non si è tenuto presente che le imprese agricole richiedono macchinari in funzione delle rotazioni colturali e delle necessità stagionali, acquistando attrezzature per la lavorazione del terreno, mezzi per i trattamenti alle colture, l’irrigazione, la fienagione, l’ortofrutta, la preparazione dei mangimi zootecnici e la mungitura. Senza questi mezzi non sempre è possibile effettuare le semine, proteggere le coltivazioni dalle malattie, dai parassiti e dalla siccità, allevare gli animali. Analogamente, la componentistica deve fornire pezzi di ricambio per riparare ai guasti meccanici e consentire alle imprese agricole di non fermare la propria attività.
Sul problema è intervenuto anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che il 28 marzo ha scritto ai ministri dello Sviluppo economico Patuanelli e delle Politiche agricole Bellanova esprimendo molte perplessità sulla decisione del governo. “Sono già diverse le segnalazioni che ci sono pervenute di macchine agricole ordinate da tempo dalle imprese agricole che non potranno essere prodotte dalle fabbriche e consegnate ai distributori – ha sottolineato il presidente Giansanti -. E ciò vale anche per le forniture dei ricambi necessari per la riparazione delle attrezzature”. “Su questo aspetto – ha proseguito – è bene ricordare che già si erano riscontrati ritardi a causa del rallentamento a livello internazionale della fornitura di componenti delle macchine e delle attrezzature; ora, dopo che iniziavano ad esserci timidi segnali di sblocco, con la chiusura delle fabbriche italiane, si crea una situazione insostenibile”.
Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma (l’associazione dei costruttori di macchine agricole) ha chiesto al Governo è che il decreto possa essere immediatamente corretto e che sia consentito alle industrie del comparto di riprendere la produzione, sia pure con una cospicua riduzione dei volumi e sempre nell’osservanza rigorosa delle misure di prevenzione e sicurezza per i lavoratori. “Le aziende agricole hanno espresso con chiarezza la necessità di avere forniture meccaniche – ha evidenziato Malavolti – e sarebbe paradossale, oltre cha dannoso per l’economia del Paese, che dovessero acquistarle da costruttori esteri, espressamente autorizzati a produrle dai propri governi”.
Il nostro Paese è insieme alla Germania, il maggior produttore in Europa di macchinari agricoli e copre il fabbisogno di meccanizzazione di una cospicua parte del continente. Pertanto il blocco della produzione in Italia è divenuto un problema europeo, come ha sottolineato a Bruxelles il comitato dei costruttori europei CEMA. “L’Italia è cruciale per la produzione europea – ha detto il Segretario Generale del CEMA Jerome Baudry – e impedire ancora questa attività ha un effetto domino sulla catena di approvvigionamento per le macchine agricole, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare di oggi e domani. Se gli agricoltori europei non avranno accesso alle attrezzature, ai servizi e ai pezzi di ricambio ordinati il loro lavoro rischia di interrompersi”.
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