“Il made in Italy agroalimentare viaggia al di sotto delle sue possibilità.”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti sintetizza il rapporto sulla bilancia commerciale del comparto realizzato dal Centro Studidell’Organizzazione degli imprenditori agricoli. Nel 2018, il valore dell’export italiano di prodotti agricoli è stato di 6,76 miliardi di euro, diminuendo del 5% rispetto al 2017 e inferiore di circa 100 milioni in confronto al 2016: il peggior risultato dal 2010. E anche l’esportazione dei prodotti dell’industria alimentare è cresciuto di un modesto +2,5% pari a 35 miliardi di euro.
Complessivamente, le esportazioni dei prodotti agricoli e dei prodotti dell’industria alimentare del 2018 hanno segnato +1,2% rispetto al 2017, pari a 41,8 miliardi di euro. Al rallentamento delle esportazioni ha fatto riscontro l’andamento negativo anche delle importazioni dei prodotti agricoli (-0,2% per 14,4 miliardi di euro) e di quelli dell’industria alimentare (-1,5% per 30,2 miliardi di euro), segnando un complessivo del settore di 44,7 miliardi di euro, pari a -1,1% sul 2017. “Una flessione delle importazioni – mette in evidenza il centro studi di Confagricoltura – si era verificata solo nel 2012”.
Per effetto di questa dinamica degli scambi con l’estero di prodotti agricoli e dell’industria alimentare, però, il saldo fra esportazioni e importazioni, pur restando negativo, si riduce ulteriormente segnando -2.872 milioni di euro. Sia pur calcolato diversamente da Eurostat rispetto ad Istat, osserva il Centro Studi di Confagricoltura, il valore delle esportazioni dei prodotti agricoli e dei prodotti dell’industria alimentare dei principali paesi dell’UE (aggiornato al 2017) evidenzia come l’Italia, pur disponendo di uno straordinario patrimonio di tipicità agricole e alimentari, si colloca al 5° posto, dopo Olanda, Germania, Francia e Spagna. D’altra parte siamo il Paese che nel periodo 2010-2017 ha maggiormente incrementato l’export (+50%), dopo la Spagna (+59%) e prima dell’Olanda (+43%).
“In una situazione di mercato in cui i consumi domestici ristagnano, le esportazioni, per i nostri prodotti sono fondamentali – ha commentato il presidente Giansanti –. Le buone performance finora raggiunte sono da imputare principalmente all’impegno degli imprenditori. Ora occorre fare qualcosa di più, attraverso una più stretta integrazione tra la produzione agricola e le attività di trasformazione e un maggiore sostegno da parte delle Istituzioni”.
Dai dati emerge la necessità di incrementare la produzione di beni primari di origine italiana, in quanto il trend delle importazioni di derrate agricole è in aumento. “E’ indispensabile – ha concluso Giansanti – che quanto prima l’Italia si doti di un programma strategico per il rilancio dell’agricoltura e di una piano straordinario di valorizzazione, sotto la cabina di regia della Presidenza del Consiglio, del Made in Italy. Solo incrementando la nostra produzione saremo più presenti e competitivi nei mercati globali. Mercati che sempre più risentono degli effetti dei dazi sui rapporti commerciali. In questo contesto rivestono una straordinaria occasione i trattati internazionali, che devono portare vantaggi economici per il nostro comparto”.
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