“Non è più rinviabile la soluzione dei problemi legati alla gestione della fauna selvatica e dei danni che questa provoca sempre più spesso e sempre più ingenti all’agricoltura”. E’ questo il messaggio che Confagricoltura ha portato alla 9ª Commissione permanente (Agricoltura e Produzione agroalimentare) del Senato nel corso dell’audizione sul tema.
Ciò che interessa agli agricoltori – ha spiegato Confagricoltura nell’audizione parlamentare – è poter svolgere la propria attività economica. E il non intervenire su queste problematiche non fa altro che acuire il rischio di marginalizzazione delle imprese agricole e di abbandono dei territori, soprattutto montani e collinari.
Per questo è necessario riconoscere che l’impostazione dell’attuale normativa non è più adatta e non consente di intervenire efficacemente; impostata – com’è esclusivamente su una conservazione della fauna selvatica – spesso non più congeniale allo sviluppo del territorio, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello ambientale, della salute e della sicurezza stradale e, più in generale, dei cittadini.
Confagricoltura ha evidenziato come negli ultimi 30 anni i cinghiali siano aumentati di oltre il 400%, le popolazioni di capriolo abbiano superato il 350% e quelle di cervo oltre l’800%. Stessa cosa per i branchi di lupi e ibridi che si stanno avvicinando sempre di più ai centri abitati. Il risultato è che si è assistito, negli ultimi anni, ad una diffusione fuori misura di alcuni esemplari di fauna selvatica anche in ambienti non caratteristici e con una densità di popolazione non compatibile con gli equilibri biologici.
Occorrono, a parere di Confagricoltura, interventi immediati e risarcimenti certi e tempestivi agli agricoltori, sia per i danni diretti determinati dalla perdita di produzione, sia per quelli indiretti.
E’ necessaria, quindi, l’attuazione di adeguate politiche di contenimento, a partire da piani di prelievo selettivi che, distinti per sesso, classi ed età, potranno essere realizzati, anche al di fuori dei periodi, degli orari, dell’arco temporale e del numero di giornate fruibili, previsti dalla regolamentazione sull’esercizio dell’attività venatoria. Interventi, ad avviso di Confagricoltura, che diventano quanto mai necessari anche alla luce di recenti sentenze, come nel caso del Tribunale di Palermo che, a seguito di aggressioni di cinghiali a cittadini, hanno sottolineato la responsabilità delle amministrazioni pubbliche nel caso non siano stati adottati piani mirati di contenimento.
Per far ciò – ha proseguito Confagricoltura – occorre prevedere il monitoraggio obbligatorio su scala regionale e nazionale delle popolazioni di ungulati, di lupi e canidi con metodologie tecnicamente corrette che supportino la formulazione di piani di prelievo per tutte le specie. Su questo aspetto va ricordato che i danni causati alle aziende non sono limitati agli ungulati ed ai lupi. Anche cormorani e nutrie in alcune zone della nostra Penisola rappresentano un problema.
Per tali interventi occorrono poi risorse umane e finanziarie sufficienti. Per questo l’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha chiesto di potenziare l’uso dei coadiutori, figure che, in possesso dei requisiti di legge, possono cooperare per il raggiungimento dell’obiettivo di riequilibrare la densità animale nel territorio.
Occorre lavorare – ha concluso Confagricoltura – sulla prevenzione dei danni, mediante utilizzo di metodologie adeguate, con assistenza agli agricoltori e sperimentazione tecnologica, creando una forte sinergia fra ricerca scientifica e gestione con applicazione rapida delle conoscenze acquisite.
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