Investire nella modernizzazione delle infrastrutture e nella diffusione delle più avanzate tecnologie per rendere le imprese agricole competitive. Sono queste le richieste del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ha partecipato ieri all’incontro al Viminale con il vicepremier Matteo Salvini ed il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, insieme ai presidenti delle principali associazioni imprenditoriali.
“Come Confagricoltura auspichiamo che nella prossima manovra venga posta una maggiore attenzione al tema degli investimenti – ha sottolineato Massimiliano Giansanti -. Abbiamo bisogno di politiche di strategia di lungo termine per un settore, come quello agricolo, che dovrebbe essere posto tra le priorità delle scelte economiche del nostro Paese”.
“In Italia gli investimenti pubblici sono diminuiti in media del 4% all’anno a partire dal 2008 – ha detto Giansanti -. In termini di incidenza sul Pil si è scesi dal 3 al 2 per cento. A livello Ue la media è del 2,8%. Senza investimenti la produttività inevitabilmente ristagna”. Secondo uno studio del World Economic Forum sull’adeguatezza delle infrastrutture su 137 Paesi esaminati, l’Italia si è classificata al 58° posto, ben al di sotto dei principali Stati membri della Ue.
Giansanti ha ricordato che il nostro Pil pro-capite è ancora inferiore di quasi nove punti percentuali rispetto al 2007 e che le previsioni per il 2019 indicano che la nostra crescita sarà in ogni caso inferiore a quella media attesa per l’area dell’Euro.
Durante la grande crisi degli anni passati, la crescita delle esportazioni ha evitato al Paese una fase recessiva ancora più dura in termini sociali ed economici. L’export del settore agroalimentare, in particolare, che oggi si attesta intorno ai 40 miliardi di euro all’anno, è raddoppiato in valore nel trascorso decennio.
“Eppure in taluni casi – ha sottolineato – dobbiamo utilizzare i porti e gli aeroporti nord-europei per far arrivare i nostri prodotti sui mercati di tutto il mondo. E questo limita la nostra competitività. Le nostre imprese pagano un costo per l’energia che supera del 30 per cento quello dei nostri più diretti concorrente. C’è poi il costo del lavoro, tra i più alti d’Europa, a causa della alta incidenza fiscale e contributiva. Senza dimenticare il recupero di efficienza della pubblica amministrazione che attendiamo da anni”.
“Sono questi i vincoli che vanno rimossi – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura – per tornare a crescere e per evitare all’Italia la terza recessione nel giro di pochi anni. E con una crescita economica prolungata, risulterà anche più agevole rimettere sotto controllo in modo definitivo i conti pubblici”. “Quello che serve – ha concluso il presidente di Confagricoltura – è un ‘patto per lo sviluppo’ tra pubblico e privato che in Italia manca da troppo tempo, per favorire e migliorare la competitività del sistema paese Italia”.
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