Un allarme rosso in piena regola. Siamo tutti chiamati in causa – istituzioni, cittadini e imprese – per contribuire a frenare i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale”. È il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alle conclusioni del Rapporto degli esperti delle Nazioni Unite secondo il quale l’aumento di 1,5 gradi della temperatura terrestre sarà raggiunto nel 2030. Vale a dire con dieci anni di anticipo rispetto al precedente Rapporto.
“L’agricoltura sta pagando, ormai ogni anno, un conto salato alle conseguenze del cambiamento climatico. Solo quest’anno – tra gelate, ondate di calore e carenze idriche distribuite sull’intero territorio nazionale – potremmo arrivare a due miliardi di euro”, sottolinea Giansanti. “Inoltre, i cambiamenti climatici potrebbe anche innescare un processo di delocalizzazione delle produzioni agricole a scapito della sicurezza alimentare e della solidità del sistema agroalimentare”. “E’ indispensabile puntare – aggiunge – sulla massima diffusione delle innovazioni tecnologiche, grazie anche alle risorse finanziarie in arrivo dall’Europa per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è assolutamente chiaro: aumentare la produzione, con una minore pressione sulle risorse naturali”.
“Con le agroenergie, la forestazione e il trattenimento al suolo del carbonio, l’agricoltura italiana può puntare sulla neutralità climatica”, conclude il presidente di Confagricoltura. Massimiliano Giansanti esprime anche pieno apprezzamento per la decisione del governo, annunciata dal ministro Di Maio, di nominare un inviato speciale per il cambiamento climatico.
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