“Caro Ministro, in queste ore sono stato sollecitato dai rappresentanti della filiera olivicola pugliese, fortemente preoccupata dagli esiti del terzo avviso pubblico europeo finalizzato a ritirare dal mercato le quantità eccedentarie e mantenere alti i prezzi dell’olio di oliva. Nella riunione che ho convocato ieri 11 febbraio, sono emerse rilevanti criticità relative all’attuazione del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/1885 sull’Ammasso privato dell’olio d’oliva. I partecipanti alla riunione hanno sottolineato con forza come la crisi del mercato dell’olio, agli occhi di Bruxelles, risulti un problema circoscritto a Paesi quali Spagna, Portogallo o Grecia e non sembra assolutamente affliggere l’Italia, tanto meno la Puglia, benché proprio quest’ultima, nonostante Xylella e gelate, sia il maggiore produttore del nostro Paese. Si tratta di uno scenario desolante, frutto degli orientamenti impressi a chiare lettere nella decisione adottata dalla Commissione Europea, e che richiama responsabilità evidenti del nostro sistema paese assente nella discussione che ha portato alla adozione della decisione”. E’ quanto scrive il governatore pugliese Michele Emilaino in una lettera inviata alla ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova.
Lo scorso 7 febbraio Confagricoltura Bari-Bat e Cia hanno inviato una richiesta urgente per discutere della procedura di gara per l’aiuto all’ammasso privato dell’olio d’oliva, ieri il presidente Michele Emiliano ha convocato a Bari le organizzazioni agricole. La Regione Puglia si è impegnata ad effettuare gli opportuni riscontri per comprendere come mai in sede comunitaria le istanze provenienti dall’Italia non hanno avuto adeguata risposta. E oggi il presidente Emiliano ha scritto alla ministra.
Come Confagricoltura Bari ha avuto modo di spiegare nei giorni scorsi (leggi l’articolo), la campagna olivicola 2019-2020 si sta caratterizzando per un eccesso di produzione e un rallentamento degli scambi commerciali che hanno determinato un drastico calo del prezzo di vendita. Un fenomeno comune a tutti i Paesi europei, che ha indotto la Commissione Europea ad emanare il regolamento finalizzato a sostenere lo stoccaggio privato delle produzioni, per non compromettere ulteriormente il delicato equilibrio tra domanda e offerta. Ma i produttori pugliesi hanno riscontrato più di una difficoltà nel presentare le offerte secondo il Regolamento Comunitario. All’esito della terza gara tutte le offerte formulate dagli associati sono state respinte perché la Commissione ha fissato l’importo massimo dell’aiuto a 0,88 euro per tonnellata al giorno, indistintamente per extravergine, vergine e lampante.
“Di fronte al crescente disagio del settore – scrive sempre Emiliano nella lettera – causato dai prezzi delle olive particolarmente bassi, in questi mesi ho insistito nel sollecitare gli agricoltori ed i più importanti operatori privati a stoccare rilevanti quantità di olio e ad utilizzare il regolamento comunitario di sostegno all’ammasso privato. In questo modo il nostro settore olivicolo avrebbe potuto godere di evidenti vantaggi: da una parte, la compensazione delle spese per chi si impegnava a mantenere per 180 giorni l’olio in deposito; dall’altra, prezzi di mercato più alti per tutti gli agricoltori grazie alla minore quantità di prodotto in vendita. È triste dover riscontrare che, proprio nel momento in cui alcuni gruppi di aziende pugliesi riescono a partecipare al bando europeo, con la proposta di ritirare dal mercato ben 20.000 tonnellate di olio extra-vergine di olivo, le relative offerte vengono rifiutate dalla Commissione perché il costo per tonnellata al giorno risulta di pochi centesimi più elevato rispetto a quella proposto dai concorrenti, anche se questi si impegnano a stoccare olio di diversa qualità (vergine e lampante). Ulteriori motivi di rammarico sono rappresentati dal fatto che l’approvazione delle offerte sia avvenuta senza aver potuto interloquire con alcuno che avesse potuto dare conto di decisioni assunte in apparente mancanza di limiti di budget e con criteri ignoti agli stessi partecipanti. Nonostante gli sforzi compiuti e i relativi investimenti, ci ritroviamo, perciò, ad incassare un risultato disastroso, frutto di un regolamento comunitario orientato a favorire imprese e modelli produttivi di altri Paesi, sicuramente meno orientati alla qualità. In questo riconosco un sistema iniquo, che ci penalizza fortemente e sottolinea l’incapacità dei nostri referenti di sovrintendere agli interessi della nostra agricoltura in sede europea. La stessa disattenzione peraltro già riscontrata allorché le imprese pugliesi avevano dovuto rinunciare a partecipare al secondo bando per via dei ritardi con cui AGEA aveva emanato le Linee Operative”.
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