Qual è lo stato di salute del settore olivicolo nazionale? Quali le prospettive in questo anno dopo la pandemia? Quali le esigenze di innovazione? Quali competenze sono necessarie alle aziende per vincere la sfida della competitività?
Sono questi gli obiettivi del questionario che è stato messo a punto da Confagricoltura, Assofrantoi, OP Confoliva, Enapra (ente di formazione di Confagricoltura), e Nomisma, quale partner tecnico, al fine di rilevare le caratteristiche e fabbisogni delle imprese olivicole italiane in tema di innovazione e di competenze necessarie per l’adozione delle nuove tecnologie digitali.
La filiera olivicola olearia, secondo dati Istat, vale circa 4,5 miliardi di euro, occupa 160 mila addetti di cui oltre il 90% attivi nelle aziende agricole (825.000) e genera un export di oltre 1,3 miliardi di euro, di cui l’85% relativo all’olio extravergine di oliva. La trasformazione conta oltre 4.000 frantoi e 200 imprese industriali. Ma il valore del comparto va al di là dei numeri in quanto rappresenta un punto di riferimento fondamentale dell’intero made in Italy, per la dieta mediterranea, per l’ambiente e il paesaggio.
Per la competitività del settore non basta più solo la storia, la tradizione e la qualità, ma consapevolezza, investimenti, innovazione.
Ecco perché allora un questionario per approfondire quali sono e dovranno essere le direttrici di sviluppo. Un quarto d’ora per rispondere che può essere di aiuto per la programmazione delle attività per i prossimi due anni di lavoro per le aziende e per le associazioni di riferimento.
C’è tempo sino al 10 febbraio per raccogliere le risposte (rigorosamente in forma anonima) cliccando sul link https://it.surveymonkey.com/r/olivicoli
I risultati della ricerca saranno presentati in un convegno on line nel mese di aprile 2021.
Per informazioni: info@enapra.it o opconfoliva@confagricoltura.it . tel 06 6852 218
Non possiamo assolutamente competere con i prezzi di produzione degli altri stati membri della UE quindi ci vogliono regole più rigide o uguali x tutti sia nei prodotti in uso agricolo sia nei costi della manodopera diventati troppo onerosi