Principali numeri del comparto
Il comparto delle IG italiane esprime i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi e per la prima volta supera i 15,2 miliardi di euro di valore alla produzione per un contributo del 18% al valore economico complessivo del settore agroalimentare nazionale. Se il settore agroalimentare italiano ha visto crescere il proprio valore del +2,1%, il settore delle DOP IGP ha ottenuto un risultato migliore pari al +2,6%. Continua a crescere l’export delle IG made in Italy che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell’export agroalimentare italiano. Bene anche i consumi interni nella GDO che continuano a mostrare trend positivi con una crescita del +6,9% per le vendite Food a peso fisso e del +4,9% per il Vino.
In particolare il settore food sfiora i 7 miliardi di valore alla produzione e 3,5 miliardi all’export per una crescita del +3,5%, mentre raggiunge i 14,7 miliardi al consumo con un +6,4% sul 2016. Il comparto wine vale 8,3 miliardi alla produzione (+2%) e 5,3 miliardi all’export (su un totale di circa 6 miliardi del settore), per quanto riguarda l’impatto territoriale, Veneto ed Emilia trainano il settore IG. Il Sistema delle DOP IGP in Italia coinvolge 197.347 operatori e garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete di 275 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaft, oltre 10mila gli interventi effettuati dagli Organismi di controllo pubblici.
“I dati che emergono dal rapporto dimostrano come il sistema delle indicazioni geografiche rappresenti ormai una solida realtà dell’economia agroalimentare italiana e quanto esso contribuisca al consolidamento della reputazione del Made in Italy nel mondo – Senza dimenticare l’enorme valore aggiunto che per il nostro Paese può derivare dal legame tra il territorio, il turismo e l’enogastronomia.” – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’ISMEA – “In questo contesto, il sistema delle indicazioni geografiche può avere un ruolo centrale in un nuovo progetto di politica agraria nazionale in grado di valorizzare il nostro modello di agricoltura nelle sue distintività produttive e territoriali, dove l’origine e la qualità dei prodotti sono elementi fondanti”.
Commenta