“Il settore agricolo sta già attraversando una fase di profonde innovazioni tecnologiche, che incidono sui consolidati modelli di produzione e commercializzazione dei prodotti. L’agricoltura digitale avrà un impatto comparabile con quello innescato dalla meccanizzazione negli anni Novanta del secolo scorso”. Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti commenta i dati dell’ultimo rapporto Ocse sul lavoro “L’Italia a confronto con gli altri paesi – Employment Outlook 2019”, secondo cui in Italia il 15,2% dei posti di lavoro esistenti potrebbe scomparire a causa dell’automazione e un posto su tre potrebbe subire cambiamenti radicali.
Si stima inoltre che tra i settori più colpiti ci siano l’agricoltura e la pesca. «Indubbiamente, la diffusione delle nuove tecnologie – come indicato dall’Ocse – comporterà una riduzione dell’occupazione, ma questa non sarebbe una novità in assoluto. È stato così anche in passato. Si creeranno nuovi posti di lavoro con diversi profili professionali rispetto alla situazione attuale che vede prevalere le attività manuali. Certamente, va gestita la transizione con un migliore raccordo tra scuola e imprese e l’attuazione di programmi di formazione all’interno delle strutture produttive». «C’è un aspetto di fondo da sottolineare – osserva ancora Giansanti – Le nuove tecnologie consentono di far salire la produttività che, in Italia, è ferma da tempo. Se l’economia ristagna e le imprese non sono competitive, risulta veramente difficile aumentare l’occupazione»
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