L’agricoltura oggi è chiamata a produrre di più e meglio, facendo coesistere la sostenibilità ambientale con quella economica. L’esito non dipende solo dall’impegno degli agricoltori: occorre superare l’atteggiamento negativo nei confronti della ricerca scientifica e delle innovazioni.
E’ quanto emerso a gran voce dall’incontro odierno in diretta streaming organizzato da Confagricoltura e Federchimica Assobiotec, dal titolo “Lab to Farm, dal laboratorio al campo. Quale innovazione per l’agricoltura italiana?”, un’occasione di approfondimento con esperti scientifici, istituzioni e politici.
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha posto l’accento sulla necessità di aprire effettivamente la strada alla diffusione delle nuove tecnologie per il miglioramento genetico, “per superare, una volta per tutte, le incertezze e le incongruenze suscitate dalla sentenza in materia, pubblicata a luglio 2018 dalla Corte di giustizia della UE. Con la sentenza in questione, – ha ricordato – la Corte ha stabilito che, in linea di principio, gli organismi ottenuti mediante le nuove tecniche di mutagenesi siano equiparati a organismi geneticamente modificati. E come tali, sottoposti agli obblighi previsti dalla relativa direttiva europea del 2001”. Una presa di posizione, quella della Corte di Giustizia, che è stata oggetto di critiche dalla stragrande maggioranza del mondo agricolo negli Stati membri dell’Unione.
Confagricoltura è convinta che, grazie alle nuove tecnologie, sia possibile conseguire significativi risultati nell’ottica della sostenibilità delle produzioni e superare eventuali condizioni di disparità rispetto alle importazioni dai Paesi terzi. “Rischiamo invece di trovarci nella stessa situazione degli Ogm, – ha aggiunto Giansanti – importiamo e consumiamo prodotti che i nostri agricoltori non sono autorizzati a produrre”.
“Per l’agricoltura, – ha spiegato il presidente di Federchimica Assobiotec, Riccardo Palmisano – la sfida di oggi è produrre di più e meglio con meno e ciò richiede che si sfruttino anche tutte le risorse che la ricerca biotech rende disponibili, affinché ci sia cibo sano e abbondante per tutti, nel rispetto dell’ambiente. Le biotecnologie possono offrire molto, ma ci vuole un piano organico di filiera, – ha precisato – un forte stimolo alla collaborazione tra ricerca pubblica e imprese private, normative e risorse appropriate. Questo è ciò che chiediamo alla politica, affinché l’Italia non perda l’occasione dei fondi Next Generation EU per giocare un ruolo da protagonista in un campo dove abbiamo grandi tradizioni, come quello agro-alimentare. E la scelta tra essere protagonisti o spettatori in un mondo globalizzato è solo nostra”.
“Dobbiamo pensare all’innovazione come a un dovere e non un’opportunità, – ha concordato il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Francesco Battistoni – vista anche la svolta green delle politiche europee. Il Mipaaf sta lavorando in questa direzione, anche attraverso una sensibilizzazione delle aziende verso la cultura del digitale, partendo da quelle esperienze positive che in Italia ci sono e fanno scuola. Questo sforzo – ha concluso – deve avvenire simultaneamente alla crescita infrastrutturale del nostro Paese, altrimenti rischiamo di rimanere indietro. Parlo di infrastrutture materiali e digitali”.
L’eurodeputato Herbert Dorfmann ha infine posto l’accento sulla corretta comunicazione, esortando tutti a convincere il consumatore europeo che si sta facendo qualcosa di positivo, finalizzato a migliorare l’agricoltura e l’alimentazione.
“Su questo punto – ha concluso Giansanti – dobbiamo lavorare insieme per superare alcuni paradossi che rischiano di amplificare una scorretta informazione e portarci lontano dal progresso. Il dibattito sulle New Breeding Techniques sta per ripartire e dovremo fare un sapiente gioco di squadra a sostegno delle innovazioni”.
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